sabato 15 novembre 2008

PULSE OUT, da Manhattan Beach con calore

(Vom) Una sola canzone e SBADABAM!... passano due ore e ci si rende conto, con il sorriso tra le labbra, che è sempre lo stesso album a girare incessantemente. I Pulse Out, fresco gruppo californiano, sono giunti in un momento in cui avevo bisogno di una culla sonora, una forza melodiosa che mi trattenesse dal commettere omicidi di massa. Giuro sul vostro dio preferito che, dal primo ascolto del loro demo, le mie mani non si sono ancora sporcate di sangue e per questo devo rendere grazie a questi quattro ragazzi e alla seconda traccia del cd, “Girls Give Girls A Bad Name”, che si canta così come si recita “Tre Tigri Contro Tre Tigri”. L’emisfero australe fa spesso capolino in queste nove tracce, ora vestito da ingenuità da indigeno, ora con giacca di pelle ornata di spille dei Toy Love e degli Hummingbirds (recuperate il loro “LoveBUZZ”, se vi volete bene). Il sapore è aspro e zuccherino come il succo troppo poco decantato degli Oranges Band.

Quello che importa è che una piccola opera del genere possa essere capace di provocare sbandate che monopolizzano stereo e fischiettii sotto alla doccia. Non importa gridare al miracolo, al genio, all’originalità, perché probabilmente in questo CD non troverete altro che venti minuti scarsi di piacevolezza. E di questi tempi, vi assicuro, male certo non fa. “It’s gonna be a beautiful day”. Ci credo poco, ma sotto sotto ci spero.

La chiacchierata itinerante con Jeff è stata fatta tra Manhattan Beach, Copenhagen e Uppsala, in Svezia.

Pulse Out

Da sinistra a destra: Miles (basso), Eric (batteria), Jeff (chitarra), Nima (vocals)

www.myspace.com/pulseout


Una preghiera scontata ma doverosa, essendo la vostra band molto giovane: introduci i Pulse Out agli ascoltatori di Vomitory.

Nima ed io abbiamo iniziato a suonare assieme lo scorso inverno, attorno al 31 dicembre. Ci conosciamo dai tempi delle superiori ed era da tempo che parlavamo di mettere su un gruppo. Lui cantava nei China Room, un gruppo che credo potresti definire “indie”. Io cazzeggiavo con varie hardcore bands, ma iniziavo ad annoiarmi. I Pulse Out non sono altro che il nostro tentativo di trovare un punto d’incontro.


Dopo avere ascoltato per due ore, ininterrottamente, il vostro disco, ti chiedo quanto tempo dovremo aspettare prima che esca un vostro prodotto ufficiale: un 7”, un album, le action figures? Qualche etichetta si è già fatta avanti?

No, non abbiamo avuto alcun contatto con etichette e sinceramente non so ancora bene quali siano i nostri piani a tale riguardo. Sono piuttosto ossessionato dal nostro song writing, dall’aspetto grafico e tutto ciò che ruota attorno a questo “progetto”. Pensavo di fondare un’etichetta per pubblicare la nostra roba… staremo a vedere. Dal mio punto di vista ritengo questo demo-cd una vera e propria “release”. Non avevamo le risorse per partorire un disco “ben prodotto”, ma ti assicuro che abbiamo dedicato moltissimi sforzi all’intero processo creativo. E comunque, perché preoccuparsi di firmare per una label o crearne una ex novo, quando molto semplicemente possiamo masterizzare i nostri CD e distribuirli come più ci pare?


L’aspetto che più mi ha colpito delle vostre canzoni è l’energia unita ad una delicatezza di fondo. Non siete molto distanti da alcuni lavori dei Go Betweens e l’atmosfera generale del disco ricorda alla lontana gli Hüsker Dü acustici e certe registrazioni casalinghe di Roky Erickson. Qual è il tuo rapporto con il lato meno distorto del pianeta rock?

Wow, ci hai accosti a nomi niente male! Gli Hüsker Dü sono in assoluto una delle mie band preferite, tanto che “Zen arcade” è stato uno dei pochi album che ho fatto ascoltare a Nima poco prima che iniziassimo a scrivere dei pezzi. Ovviamente però non siamo al loro livello! Tecnicamente parlando, usiamo chitarre elettriche, quindi non possiamo definirci “acustici”, anche se tendiamo a suonare abbastanza puliti. Il punk è stato il mio primo amore, ma, con l’eccezione di poche band, è soprattutto nelle sue filiazioni più periferiche che trovo un valore durevole nel tempo. Il proto-punk dei Velvet Underground e Modern Lovers, vari gruppi etichettati “post-punk”, e un sacco di gruppi power pop di metà anni 80, quasi sempre sottovalutati: questo è quello che più mi emoziona. Inoltre sono decisamente ossessionato dal “kiwi pop” (Spulciate il catalogo della neozelandese Flying Nun records, per farvi un’idea. N.d.Vom), gruppi come i The Clean, ad esempio, che mixano nel migliore dei modi possibili i generi che ho poc’anzi elencato.


Quando mi hai contattato per la prima volta mi dicesti che qualcuno vi aveva paragonato ai primi Wipers. Ok, i gusti e le opinioni sono estremamente personali, ma, tra le altre cose, mi pare che i Pulse Out siano molto più “solari” di qualsiasi cosa che Greg Sage abbia mai scritto in vita sua.

Ahahah, bè, sì. Un mio caro amico disse che gli ricordavamo i primi Wipers. Non so se sia vero, ma lo considero un complimento immenso! Se ascolti più attentamente le nostri canzoni ti accorgerai che non sono solari come pensi. Hanno a che fare principalmente con i dualismi della vita, e soprattutto le ragazze: ossessioni, amore, batticuore, cuori rotti, ansia… Ci sono brani che solo superficialmente suonano come semplici canzoni d’amore, ma, se le analizzi a fondo, realizzerai che sono frutto di sentimenti superintricati! Puoi testare ciò che ti ho detto ascoltando alcuni pezzi dei Violent Femmes, ad esempio. A questo punto potrei anche iniziare a spiegarti quanto mi piaccia il “twee pop”. Pensi dovrei vergognarmene? Ahahah!

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Assolutamente no: anche io sono un fan sfegatato di Softies, Beat Happening e compagnia bella. Va bene, ora cambiamo rotta. Voi venite dalla California, madre di alcune delle prime e più importanti band hardcore di tutti i tempi. In "Deep in every shadow" è evidente una notevole accelerazione rispetto alle altre canzoni del vostro disco, ti chiedo quindi se la parola hardcore è menzionata nel tuo curriculum vitae?

Bella domanda. Siamo cresciuti tutti nella baia a sud di Los Angeles. La SST aveva la propria sede proprio da quelle parti ed è la zona da cui venivano Black Flag, Minutemen, Descendents, Red Cross (più tardi Redd Kross), Last e molti altri. Sono certo che, anche se avessi iniziato a suonare con un progetto folk acustico, quei gruppi sarebbero in qualche modo riusciti ad avere una notevole influenza su di me! Appena fondati i Pulse Out, il nostro piano era quello di mettere in piedi una punk rock band tout court, e poi, con il passare del tempo, farla evolvere in qualcosa di maggiormente complesso, un po’ come fecero i Red Cross. Alla fine però ci siamo naturalmente avvicinati a sonorità più melodiche e ricche d’atmosfera. "Deep In Every Shadow" è in pratica l’unico scampolo rimasto della prima versione dei Pulse Out. Il tempo della batteria l’abbiamo preso in prestito da una canzone dei Black Flag.


Negli ultimi anni sempre più gruppi punk/garage sono apertamente influenzati dal post punk: sembra che la no wave e la new wave non sia più un taboo, anzi... Sempre più, tra le influenze, compaiono nomi come Scritti Politti ed XTC, ad esempio, cosa che negli anni 90 sarebbe stata liquidata con un beffardo “arty = farty”. Credi che ci sia una sorta di rinascimento punk, un ampliamento degli orizzonti musicali nella scena oppure sono io che enfatizzo il tutto ed ho una percezione alterata?

Questa domanda è bella tosta e non credo di essere la persona più adatta a dare una risposta. Vedo però che qui negli States molte band influenzate dal punk stanno guadagnando un largo seguito anche al di fuori del circuito strettamente underground, ad esempio No Age e Jay Reatard, ma non so se ciò significhi necessariamente che gli hardcorers/punks siano più aperti nei confronti di altri generi musicali. Senza dubbio ora i fans dell’indie rock sono maggiormente attratti dal punk rock rispetto a tempo fa, ma non chiedermene il motivo. Piuttosto ci terrei a far notare una cosa molto strana, ovvero che i punk hanno sempre ascoltato musica molto differente da quella che erano soliti creare: Joey Ramone era fanatico del 60’s pop (anche se in effetti ciò è riscontrabile nelle melodie dei Ramones), Johnny Rotten era un esteta e le sue influenze jazz e reggae divennero palesi con i PIL, Greg Ginn amava i Grateful Dead! In fondo penso che il punk rock sia di dominio dei soli adolescenti e si sa che loro sono sempre i più dogmatici.


George Pringle è sicuramente molto bella, ma come mai le avete addirittura dedicato una canzone, “George Pringle, I Love You, But You’re Bringing Me Down”? E’ famosa negli U.S.A.?

Ahahah, famosa? No, qui non è famosa nè lei nè la nostra canzone. Non so nemmeno se i nostri amici sappiano chi sia... è probabile che pensino sia un personaggio inventato! L’ho ascoltata per la prima volta un anno fa e mi colpì molto la sua musica ed i suoi bellissimi testi. All’epoca non avevo idea di che aspetto avesse ed inoltre “possedevo” un suo solo mp3. Ascoltando alcune sue canzoni puoi capire quanto sia intelligente, introspettiva ed anche intelligente. Quando poi vidi delle sue foto on-line scoprii che è anche bella da togliere il fiato. Dalla mia prospettiva lei è “la ragazza perfetta”. La canzone che le ho dedicato fondamentalmente esprime la mia adorazione per lei, ma lamento anche l’idea che conoscerla meglio forse me la farebbe amare di meno. E’ un’illusione di perfezione! Avevo pensato di spedirle la canzone ma la cosa mi spaventa…

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Qual è stata la molla che ha fatto nascere in te la voglia di dedicarti alla musica e non, ad esempio, al backgammon o al bungee jumping?

Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni, ma non sono neanche lontanamente bravo quanto vorrei. Non sono mai stato come quei ragazzi che stanno seduti per ore a cercare di imparare un assolo o che passano pomeriggi a fare jam. Implorai i miei genitori di regalarmi una chitarra a Natale, e praticamente fondai una band non appena scoprii come pizzicare le corde. I power chords arrivarono più tardi e sto ancora cercando di capire come si fanno gli accordi in tonalità maggiore. I Green Day sono stati il gruppo che mi ha fatto venire voglia di suonare la chitarra. Era l’estate/autunno del 1994, avevo 11 anni, non avevo ancora avuto alcun contatto con la cosiddetta “musica indipendente”, “Dookie” era appena uscito… Quando vidi quei video su MTV (credo che il primo sia stato “Longview”) diventai matto. Quello fu il mio ingresso nel mondo del punk rock. Nel giro di un anno alcuni ragazzi più grandi di me mi portarono in un negozio dalle parti del quartiere in cui vivevo. Comprai “New day rising” degli Hüsker Dü in vinile (un mio amico prese “Zen arcade”, così potevamo scambiarceli) ed un cd del primo disco dei Pennywise ad un dollaro. Cominciò tutto così.


Credi che senza i “problemi” derivanti dall’universo femminile, di cui hai parlato poco fa, la vostra musica sarebbe differente?

Ci sono un mucchio di cose che mi ispirano: a volte ho un concetto che voglio trasporre in canzone, altre volte ho solo una melodia o una frase attorno alla quale costruisco un brano. Scrivo le canzoni come se fossero una conversazione con il pubblico. Mi piace che ci sia confronto e scambio di idee, ed è per questo che le interviste possono essere anche così belle. Non ho voglia di suonare in una band politica e cantare “Pensa così, fai colà!”. Paradossalmente sono molto più ispirato da libri, film ed arte, piuttosto che dalla musica. “Ask the dust” di Fante è il mio libro preferito e credo tu possa trovare molti punti in comune tra i Pulse Out ed il suo stile. Comunque, vabbè, tornando a bomba alla domanda, sì, se non avessimo avuto così tanti problemi con le ragazze, i Pulse Out sarebbero stati molto diversi.


Suonate spesso dal vivo?

Siamo una band giovane ma cerchiamo di suonare il più possibile. Appena tornerò a casa (all’epoca si trovava in Svezia N.d.Vom) mi aspettano vari show in sud California. Stiamo pianificando dei weekend tours per quest’inverno, e ci piacerebbe fare un tour molto più esteso in primavera. Nima ed io suoniamo molto per strada, in versione acustica. Mi diverte molto perché, come ti dicevo prima, è un dialogo aperto con gli spettatori.

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C’è qualche band che ti senti di raccomandarci?

Gli Ofersures ed i Pistol Pistol, della nostra stessa zona, sono entrambi grandi band. Stili molto differenti, ma che comunque ben si amalgamano tra di loro.


Vorrei concludere questa nostra chiacchierata parlando di pop, visto che tu ne sei un grande estimatore! Ti sei avvicinato al pop negli ultimi anni oppure ne sei sempre andato ghiotto? Negli ultimi due numeri di Bam! abbiamo intervistato band come The Go, Buddy Love, Rubinoos, Incredible Kidda Band, ecc. Quali sono i tuoi gruppi power pop preferiti?

Emi, queste domande sono vastissime!!! Credo che nel mio cuore ci sia sempre stato spazio per il pop. “Pop” però è un termine così pieno di sfaccettature… per quanto riguarda il power pop, lo amo nella sua interezza! Amo in particola modo la prima ondata di punk band con una marcata vena pop, come Buzzcocks, Boys ed Undertones. Da circa un annetto invece mi sono avvicinato di più alle cose di metà anni 80. Tra i miei preferiti ci sono i Plimsouls, gli Shivvers ed i Let’s Active. Per non dimenticare poi i Feelies e gli Embarrassment.


Qui potete ascoltare 6 brani del loro cd/demo oppure ordinarlo direttamente, che è molto meglio: www.myspace.com/pulseout

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