martedì 14 dicembre 2010
Vomitory goes Polidory - Vergogna, schifosi!
lunedì 29 novembre 2010
Vomitory #20 - Nice beaver!
lunedì 20 settembre 2010
Banque Allemande - The Baumarkt Nation video
Two bit Dezperados - Macumba para Exù 7" (Shit Music For Shit People)
(Vom) Ormai stanco di ascoltarli attraverso l'arido player di Myspace e smanioso di intercettarli nuovamente su qualche palco, giunge nelle mie mani questo splendido oggetto che coniuga vinile, artwork di lusso e gran buon gusto. Tommaso ed Angela, menti supreme dell’ottima Shit Music For Shit People, sono qui coadiuvati da musicanti di ben straordinario calibro, sempre provenienti della sgargiante orbita garage-punk sarda: Love Boat e Rippers. La riproposizione live della celeberrima “A minha menina”, la sfarfallante grafica tropicaleggiante a cura di Sylvie P. e la provenienza della fascinosa ugola di Angela però non vi traggano in inganno: non ci si trova al cospetto di semplici fanatici bahiani.
Armati di farfisa, tambourine, up-tempo ed entusiasmo corale spiazzano con una memorabile “Pretty girl”, forte di passaggi folk che richiamano alla mente i migliori The Duke and The Dutchess. Non da meno gli altri brani, liberi come sono da vincoli stilistici, attenti solo al perfetto bilanciamento del cantato femenino y masculino, intrecciato a chitarre che stupiscono. Nella conclusiva “O yes” sfocia la gioia di un piccolo grande disco che ha accresciuto il mio appetito e l’impazienza. Sapendo che i ragazzi sono proprio in questi giorni in sala di registrazione, non mi resta che contare le ore che ci separano dall’uscita dell’LP. O yes!
Contatti:
giovedì 2 settembre 2010
Ve lo meritate Capezzone!
Canadians, Il Genio e la pletora di band che sporcano il termine indie, l’entourage di pseudo fanzine che fottono soldi ad enti pubblici per colmarsi d’incenso e fare mostre su se stesse, Vitaminic, anti-Pastore perché respinti, dj-setter, puttane mediatiche che sbocchinano su web-zine, radio, web-radio, web-designers, localini, localetti, letti, riviste con e senza patina, Rollinstòn, Blow Ap e tutto lo schifoso carrozzone.
Siete parassiti, lenti a comprendere, ciechi ed incapaci.
martedì 10 agosto 2010
Aiz #3 - Gimme sopor!
mercoledì 4 agosto 2010
BURGER RECORDS - pre-ordini - CASSETTES ONLY
venerdì 23 luglio 2010
The Vaginals - Alien pleasures
Mi scrive Maria, voce e batteria dei californiani Vaginals, coi quali in passato ha collaborato un membro dei concittadini Locust.
Ormai due anni fa mi inviò privatamente alcuni brani che finalmente ora vedono la pubblica luce. Ora mi dice: "We have some new recordings. Most of our material is web based, as mailing out hard copies is very costly and we are an independent band. We have the music priced high because we want people to only listen to it until we can find a label that might be interested in putting it out. The release date posted on that site is 6-6-06 but we actually just uploaded it last month".
Lascio a voi il giudizio, anticipandovi che già nell'ep "Live birth" avevano dimostrato di saper frullare disparate influenze, dai Residents alle Raincoats. A livello epidermico il loro rimane pop, alieno se volete, ma comunque un incanto.
Potete ascoltare il disco in streaming qua: http://vaginals.bandcamp.com/album/alien-pleasures
Se poi avete un'etichetta, fateci un pensierino, perché questa roba è tosta!
giovedì 8 luglio 2010
Ruth Veln Kiss - I was 21 yrs old and now no more CD
(Vom) “Dolore, schizofrenia, odio”, ma soprattutto dedizione, hanno prodotto una delle raccolte sonore più interessanti di quest’anno. Il periodo di riferimento è il 1998/2001 ma solo ora questo progetto trova la giusta attenzione, grazie alla meritoria ristampa ad opera della Sometimes records e Handwriting. Ruth Veln Kiss, un circa ventenne che ha composto, registrato, curato l’artwork, regalato e distribuito demotapes, con un piglio non molto lontano dall’autarchica presa di posizione di Martin Newell con i suoi Cleaners From Venus.
Solitudine ed ingegno vestiti di distorsioni sature e ritmiche da catena di montaggio. Affascinante collage di timbri cupi alla Christian Death che nel corso del disco ondeggiano tra il noise newyorkese di ormai 3 decadi fa e l’isolazionismo minimale di certa elettronica mitteleuropea. Una recensione dell’epoca recita “unica nota la registrazione da canna del gas”, affermazione che mi permetto di fare mia, stravolgendone però il senso, dato che è proprio l’urgenza di fissare questi pensieri disturbati a rendere imperdibile la poetica di Ruth Veln Kiss. Byroniano nella sua eleganza, non cala di intensità durante tutto il percorso composto da ben 29 tracce, in bilico tra ronzii rumorosi e calibrate aperture melodiche. Una proposta che, alla luce di alcuni hypes contemporanei, dimostra di avere precorso i tempi. Questa è la giusta occasione per (ri)scoprire un tassello importante che fino ad oggi era rimasto “intrappolato” in varie cassette ormai difficili da reperire.
Contatti:
http://www.myspace.com/ruthvelnkiss
http://www.myspace.com/sometimesrecords
mercoledì 7 luglio 2010
Village Green Preservation Society
lunedì 5 luglio 2010
FRAMAX records presenta il 7" dei LARSEN
a cura di VOM
Larsen, da Ferrara, ma se mi fossi imbattutto in questo 7” senza saperne nulla, avrei potuto dire Gizmos, da Bloomington. E’ imbarazzante spendere parole per un disco che ti ha colpito come una badilata sul pomo d’Adamo. Il rischio di far la figura della scolaretta innamorata è grande, ma io il pudore l’ho gettato ai porci anni or sono, quindi eccomi qua. Uno dei migliori 45 giri da eoni a questa parte e se qualcuno desidera confutare questa affermazione, lo invito a dirimere la questione tramite un torneo di schiaffo del soldato.
E' la copertina stessa a trarre in inganno, affine all’anti look dei Rotters e altre antiche bande scalcinate che per comodità chiami punk, ma in verità sono un vasi colmi di disagio. “Calcutta” investe con percussioni chitarre grattuggianti, saliscendi di rantoli vocali e la sensazione di essere stati catapultati in qualche discarica dove la fedeltà del suono è al servizio dell'urgenza. Coraggio ed idee gettate a piene mani in una canzone che è già uno dei miei riempipista estivi. Oltre la siepe, il buio: “Boo Radley” è Texas malsano o l’Emilia dei margini e dell’abbandono, che coincidono. Ce li si immagina sudati e malvestiti nell’angolo di un Indipendent Worm Saloon, accerchiati dalle altre realtà che fanno ribollire le cantine ferraresi: O’Style, l’etichetta di Janz (Impact, Sorelle Kraus, Bankshot) ed Euge aka mrs.Kansas (Sorelle Kraus, Hell Toupé) attorno a cui gravitano esseri interessanti, tra cui gli eccellenti Captain Nemo, che con i Larsen condividono alcuni membri (fossimo alle elementari a questo punto sarebbe esplosa una risatina maliziosa).
Questo sfoggio di passione e talento ha attirato l’attenzione di Frabbo (Tunas) e Max, i quali, con gran sprezzo del pericolo, hanno fortissimamente voluto stampare il 7” di cui sopra, fondando una nuova promettente etichetta: FRAMAX. Di queste e molte altre cose ho discusso con il buon Frabbo.
Una volta arrivati in fondo all’intervista, non perdete tempo ed ordinate questo perla o tra 20 anni ve ne pentirete.
2010. La situazione socio-politica è in bilico tra il burlesque e la sigla iniziale di Ken Shiro. In mezzo a tutta la merda che siamo costretti a mangiare e respirare, dove avete trovato la voglia di perdere soldi con un'etichetta? Alcuni già conoscono bene te e la tua possente ugola (anche se detta così ti faccio passare per la Linda Lovelace emiliana), mentre altri probabilmente ignorano. Piccola presentazione dell'etichetta. I padri-padroni. Il nome. Quando. Come. Un fiorino.
Innanzitutto non faccio deep-throat nemmeno con i bastoncini di liquerizia. L'etichetta è il frutto della voglia mia e di Max (anche lui dedito a strapazzare chitarre e quant'altro) di inflazionare il mercato con la roba che ci piace e che, spesso, non trova altri sbocchi. FRAMAX è la fusione dei nostri nomi… non è uno scherzo, è davvero così. Il fatto che siamo due teste agli antipodi, sia per gusti musicali che per altro, sembra sia un discreto punto di forza. La decisione è avvenuta dopo un concerto dei Capt. Nemo, che in futuro ci piacerebbe produrre; il perché viene da sé: siamo dei ganzi e produciamo bands ganze, mi pare automatico.
Al di là dell'ovvia motivazione che nasce dall'ammmore scervellato per la musica e quindi immagino anche per i Larsen, se avete deciso di intraprendere questa missione suicida siete o ottimisti o masochisti. Posto che il 7" è meraviglioso e me lo tengo nelle mutande dal tanto che mi arrapa, quali credete possano essere le prospettive per un'etichetta come la vostra, in una nazione come la nostra?
"Prospettive? Un càz!" (A.Mingardi) Francamente di prospettive non è che ce ne siano molte, anzi, non ci pensiamo nemmeno, o almeno ci proviamo. Questo potrebbe essere pure l'ultimo nostro prodotto, l'importante è che siamo contenti noi e coloro che vengono prodotti. L'unica cosa che ci preme è fare cose che per noi abbiano un valore vero, perché fare dischi non è proprio gratis, e di farne alla brutto dio non ne abbiamo proprio voglia.
Impacchettare, spacchettare, far code in posta, litigare con la dogana, scambiare con altre etichette, farsi inculare da stampatori di vinili uzbeki (gli stampatori, non i vinili), fare banchetto, parlare ai dementi che si avvicinano al banchetto chiedendo sconti, rispondere ad altrettanti dementi che disprezzeranno su una qualche board le vostre uscite... E' un mondo difficile. Avrete le forze per resistere?
Francamente no, ma mi verranno. In qualche modo proveremo ad affrontarlo, e se non ce la facciamo, amens. Non ce lo ordina il dottore, tanto meno il maresciallo.
Se ne hai voglia, puoi riassumere come è nato il vostro primo figliuolo? Dall'invaghimento per i Larsen alla stampa vera e propria. Quando mi hai consegnato il 7” mi hai parlato di 203 copie, timbrate a mano...
Bè, avevamo in mano le registrazioni nuove dei Larsen, e, dato che avevamo consumato i loro due cd su O'Style, ci siamo chiesti se non fosse davvero la bomba per iniziare. Abbiamo beccato la fabbrica buona (ed economica), abbiamo ovviamente puntato al risparmio più becero in favore del buon vecchio lavoro manuale, che costa sicuramente di meno e che fatto in compagnia è sempre meglio che deprimersi. I Larsen poi erano già amici nostri, quindi alla fine lo si può considerare un lavoro comunitario, in quanto loro lo hanno seguito da subito… poi le copie in realtà sono 200, ma ce ne sono arrivate 203, quindi non ci si scaraccia su. Vorrei spendere due parole sui Larsen: sono ganzi, sono potenti e sono mille volte meglio del solito gruppo pènk che scassa i maroni con i soliti due accordi. Non che loro ne facciano mille di più eh, però... Comprate il loro disco così loro vanno su MTV e noi possiamo fare altri dischi. Ammesso che valga la pena farne altri.
I Larsen li ho visti dal vivo una sola volta e mi fecero una buona impressione, anche se furono un po' prolissi. Il 7" invece è proprio bello lucido in quanto ad intenti e la registrazione cessofonica dona quel sapore killed by death che adoro. Ora non ce l'ho sotto mano, ma per caso in formazione non c'è anche qualche Cpt. Nemo? Ecco, anche loro gruppo da seguire. L'e.p. è una bomba!
Bè, suonano ancora poco, è normale che siano ancora un po' inesperti, ma hanno canzoni che in questo paese pochi sono capaci di fare! La registrazione gliel'ha fatta Mauro, voce e chitarra dei Nemo, e, sì, almeno fino a poco fa entrambi ci suonavano, ora non so… I Nemo sono pazzeschi, psichedelici in un modo che difficilmente immagineresti in una città come Ferrara, e, sì, anche loro sono uno dei nostri sogni (spero non) proibiti.
E' evidente che Ferrara ti attira un tot. Oltre a Larsen e Cpt. Nemo, ci sono altre realtà in sintonia con la vostra visione e approccio (volevo scrivere attitudine, ma me ne sono vergognato per tempo). Non parlo solo di bands, ma anche etichette, collettivi, lattonieri, ecc.
A Ferrara c'è un piccolo giro e hanno tutti una visione della musica molto alla vecchia: se ne catafottono delle etichette e fanno quel che gli gira, e a noi questo piace assai. Aggiungi pure il fatto che sono capaci di tirare fuori roba interessante, ed è fatta. Un caso simile succede a Serradarce, vicino a Salerno: dei ragazzi, senza pugnette, vanno avanti in modo simile. Sono molto acerbi ma hanno la fotta giusta, d'altronde credo nessuno qua voglia fare capolavori o roba molto innovativa, solo suonare e diffondere come possono e come sanno. Per chi vuole saperne di più: http://www.myspace.com/u40garage
Tu hai una certa esperienza del sottobosco italico, nel quale da parecchio tempo sguazzi assieme ai Tunas (e Captain Jack & The Tunas). Quali sono gli aspetti più deplorevoli in cui solitamente rischia di imbattersi un gruppo e, di riflesso, un'etichetta?
Mah, non è che abbia tutta quest'esperienza in realtà, ma ho imparato che le etichette "grosse" non son tutte una merda, e che a volte troppe aspettative rischiano di uccidere il divertimento. Se certe cose non le tocchi con mano non ci puoi arrivare!
Se non sbaglio mi pare di aver letto che sei un fortunato possessore di "Abbiamo pazientato 40 anni. Ora basta!" dei Disciplinatha. A quando una ristampa via Framax? Quali sono altri vostri sogni bagnati, Captain Nemo a parte? Italiani, stranieri, uomini, donne, bestie, ibridi...
Eh, lascia perdere, che ho un amico (che tu conosci) che se glielo proponessimo andrebbe di testa! Riguardo ai sogni proibiti si fantasticava riguardo a proporre una roba ai Ganglians, oh, non si sa mai eh... comunque eviterei per scaramanzia il discorso, in fondo siamo alla prima uscita… se ci saranno sogni proibiti te ne accorgerai...
Contatti:
http://www.myspace.com/larsen0000
http://www.myspace.com/framaxrecords
venerdì 2 luglio 2010
Compilation agreste aka Musica per languidi trattori
E' provato che quando il termometro tocca i 35 gradi e si è intenti a solcare la campagnia in macchina, l'autoradio ha poteri taumaturgici al pari di una bottiglietta di cedrata Tassoni.
Sarà il sudario che ci avvolge, il gomito fuori dal finestrino, il sole che abbaglia, sarà quel che sarà, ma ogni tanto un bel viaggetto virato Radio AM è un toccasana.
Languori west coast, sghiribizzi folk e ruffianerie iper-pop. Ciò troverete in questa compilation agreste che, a dispetto delle sonorità, non sogna affatto la California.
Un omaggio alla mia Emilia ed ai trattoristi scassamaroni che tutte le mattine mi fanno arrivare tardi al lavoro.
Scaricate qua: http://www.mediafire.com/download.php?nnmxnh0oyjd
Tracklist (file non numerati perché lo shuffle è d'obbligo)
Bee Gees - Turn Of The Century
Cheek - Leave My Heart Alone
Circo Fantasma - Sex Beat
Droogs - Mad Dog Dreams
Earth Quake - Goodbye California
Flying Color - It Doesn't Matter
Fotomaker - Where Have You Been All My Life
Graham Nash - On The Line
Hilly Michaels - U.S Male
Jack Lee - Any Day Now
John Stewart And Buffy Ford - Nebraska Widow
Lee Hazelwood & Nancy Sinatra - Summer Wine
Long Ryders - Two Kinds Of Love
Mama Cass Elliot - Make Your Own Kind Of Music
Mojave 3 - In Love With A View
Sundays Best - The Californian
The Dutchess & The Duke - Reservoir Park
The Neighbours - Hole In Your Life
The Thrills - Big Sur
Thunderclap Newman - Something In The Air
Tim Lee - Back To The Attic
Todd Rundgren - I Saw The Light
Wilie Nile - It's All Over
Zumpano - Brocca's Ways
giovedì 24 giugno 2010
Hjernespind, alzati e cammina!
Sembran passati secoli da quando scassavo i maroni a mezzo mondo con la Kick N’Punch e le sue prelibate pubblicazioni. Tommas, già Gorilla Angreb, A.P.A. e 50% della K'N'P, nel frattempo ha ampliato la propria famiglia e aperto un negozio di dischi a Copenhagen, riuscendo anche a dedicarsi alla sua (ormai non più) nuova etichetta: Hjenerspind.
Delle sue prime uscite alcuni di voi già sanno, dato che probabilmente le comprarono da me che le spacciavo (Dansetten, Asbest, un 7” dei Gorlla Angreb, Arrigt Antræk et cetera). Con la fine dei Gorilla Angreb & co. però qualcosa si perse. L’intesità di quelle bands pare aver abbandonato la K-Town. Tommas dedicò infatti la propria attenzione a gruppi discreti ma che sinceramente non mi hanno mai entusiasmato, come ad esempio gli osannati Cola Freaks.
Insomma, dopo un periodo per me non esaltante, la Hjernespind riprende ora vita con una sfornata di novità interessanti, nonché ristampe fondamentali per chi all’epoca non fu accorto.
In un futuro speriamo non remoto toccherà ad ulteriori riedizioni: una raccolta degli Amdi Petersen Armé (con inediti), City-X (uno dei gruppi culto del punk danese degli anni d’oro), Young Wasteners (doppio LP che conterrà il disco, il 7” e degli inediti), Nukketeatteri (band hardcore finlandese dei primi anni 80)…
Insomma, dalle ceneri del Gorilla qualcosa ricomincia a muoversi, seppure sotto forma di reissues e riesumazioni.
Se invece siete curiosi di ascoltare la nuova creatura hardrocciosa di membri ed ex membri di No Hope For The Kids, G. Angreb, Village Idiot e Hjertestop, allora cercate il 12” dei Moonless. Io ancora non l’ho trovato, quindi se vi capita tra le mani, fate un fischio.
Contatti:
http://www.hjernespind.com/
http://www.myspace.com/dehjehle
lunedì 21 giugno 2010
Rollercoaster - Unfinished business - CD ep
(Vom) Dall’Italia fuggono cervelli, mani, piedi ed ugole, quindi non mi stupisce che anche Matteo Perra dei Rollercoaster, forte delle sue qualità detroitiane, abbia trovato rifugio oltreoceano. In fondo ha ragione su più livelli: i come on della Motor City danno diritto ad un passaporto r’n’r trasversale, che deve essere vidimato negli States (oppure a Perth, se si preferisce l’altro emisfero), soprattutto quando la propria terra natia schifa i profeti.
Dopo anni di fuzz e wah wah, i nostri tornano con un ottimo e.p., registrato nella torrida e tremebonda California. Se sulle spalle di “Change is due” e “Between seeing and not seeing” è appoggiata la mano benevola di Ron Asheton, i momenti che più scuotono il cuore sono “Soul on fire” e la conclusiva titletrack. Quello che è propriamente detto proto-punk slitta di una decade e proietta ombre di Gioventù Sonica, per poi balzare nuovamente indietro, nell’acido texano dei 60’s.
Chi ha amato il risorgimento garage punk negli anni 80, non potrà che commuoversi con “Unfinished business”: vibrante dei migliori momenti paisley che si possano immaginare, ma, quando la mente è ormai adagiata su languidi lidi che risuonano lontanissimi dai nostri, ecco sorgere dal profondo degli ampli un organo figlio del progressive italico... ed è tripudio. Una traccia che è uno scintillante biglietto da visita. Una band che sarebbe sciocco lasciarsi sfuggire.
Contatti:
http://www.rollercoastertheband.com/
http://soundcloud.com/agiantleap/sets/rollercoaster-unfinished-business
A Woodsist compilation!
La para-darkettona e talvolta paracula Woodsist arriva al "traguardo" della compilation/sampler. Tra le tante bands ed etichette che oggigiorno si fregiano del titolo mega-hype di “newyorkese”, Woodsist e il suo roster sono quantomeno fedeli ad un’estetica ben precisa, nonché piuttosto attenti al livello qualitativo delle produzioni. “Welcome Home / Diggin' the Universe: A Woodsist Compilation” darà modo a chi non segue l’etichetta di farsi un’idea di alcuni dei suoni proposti.
Assieme a nomi già ben collaudati quali Fresh & Onlys, Moon Duo e Woods, il disco conterrà anche una traccia solista di Alex Bleeker dei Real Estate, assieme ad altre chicche orbitanti attorno ai pianeta Punk-ma-non-troppo e Faccio-folk-stralunato.
Data di pubblicazione: 20 giugno, solo su vinile e cassetta.
Lato A:
1. Woods "I'm Not Gone"
2. Run DMT "Richard"
3. White Fence "The Love Between"
4. The Fresh & Onlys "Heel.Toe."
5. The Mantles "Bad Movies"
6. Skygreen Leopards "Catch"
7. Alex Bleeker "Gettin By"
Lato B:
1. Moon Duo "A Little Way Different"
2. City Center "Box of Rain"
3. caUSE co-MOTION! "Over You"
4. Art Museums "Darling Are You Out of Your League Again"
5. Nodzzz "Old Clothes"
6. Ducktails "Sun Out My Window"
http://www.myspace.com/woodsist
http://woodsist.blogspot.com/
martedì 25 maggio 2010
Cleaners From Venus - 1982/1984
Chissà quante volte e con che intensità avremo ancora l’opportunità di stupirci riesumando reperti inestimabili. Come al peggio non v’è fine, per una sorta di divina legge compensativa, così pare essere per le grandi opere con le quali questa buffa umanità ha lastricato acqua e terra. Negli ultimi anni è una continua parata di mastodontiche reissues, i sarcofaci sono spalancati ed è una goduria imbrattarsi di polvere di mummia! Un sollievo, in un’epoca in declino.
Possiamo reputarci fortunati, dotati come siamo di una memoria così corta che ci permette di godere di volti, frasi e melodie come fossero di volta in volta inedite, assemblate con note inaudite, neologismi spropositati e lineamenti sconosciuti. La ragione conosce il vero, perché forse tutto è stato detto, ma mi piace illudermi. Così anche questo ritrovamento ha un che di palingenetico, rinnova la fiducia, l’amore per il talento sommerso.
Cleaners From Venus, creatura incantata di Martin Newell, prolifico musicista inglese che dai primi anni 70 ad oggi pare essersi immolato sull’altare delle armonie stupefacenti.
All’inizio della sua carriera alle prese con il glam assieme ai Plod, poi dedito al prog fortemente pop dei Gypp. Con la fine degli anni settanta, in pieno punk rock e derivati, mette in piedi gli Stray Trolleys, che più di un punto in comune avevano con il neo-modernismo di Jam e compagnia.
I dischi, pardon, le cassette di cui stiamo parlando però nascono dalla sua collaborazione con il batterista Lawrence Elliott, assieme ad altri elementi fluttuanti che compaiono ad intermittenza. Il triennio che ci interessa va dal 1982 al 1984, durante il quale Martin, con il monicker Cleaners From Venus, scrive, suona, produce e distribuisce sei cassette, tre delle quali, con un ritardo di 20 anni, sono diventate uno dei miei ascolti più assidui. Il merito è della Burger Records, etichetta americana solitamente dedita a sonorità più lo-fi garage punk, ma che evidentemente cova interessi eterogenei, tanto che ha ristampato le tre opere, optando per un approccio filologico: cassette erano e cassette sono, riproducendo fedelmente le copertine disegnate a pennarello da Martin stesso. Appoggiate sullo scaffale si mimetizzano in mezzo alle altre TDK e Sony con i titoli scritti a biro, pocciati a pastello oppure – c’erano maniaci che lo facevano, giuro – battuti a macchina. In ordine cronologico “Midnight cleaners”, “In the golden autumn” e “Under wartime conditions”. Copertine, titoli e note dei primi due album rigorosamente casalinghi, tratto-pen d’ordinanza e feeling da Postcard Records. Non è vero che un libro non lo si può giudicare dalla copertina. Ben evidenziato si legge NO RIGHTS RESERVED – If you have money, buy it; if you don’t, copy it; if you do copy it write to…
Non è un vezzo d.i.y. questo atteggiamento anti-copyright e di bassissimo profilo. Martin, infatti, rimase scottato da precedenti esperienze in cui si era trovato prigioniero della grettezza di una major label; da allora decise di seguire tutta la filiera delle sue creature musicali, dalla composizione alla distribuzione, cosa che relegò a lungo i suoi dischi in un aureo limbo; per distribuzione, parlando dei Cleaners From Venus di quegli anni, si intende Martin in persona che giornalmente duplicava cassette, preparava pacchetti e li spediva via Royal mail. In pratica “Xerox music” dei Desperate Bicycles si fece carne. Cut it, press it, distribute it / Xerox music's here at last.
Impossibile scindere i 3 dischi in questione, senza fare un torto ad un genio che si può amare veramente solo attraverso la fruizione organica del suo percorso. Nei passaggi e tracce che scandiscono il trittico si trovano le molte facce del post punk inglese, riflesse nell’eleganza pop che solo alcuni gruppi della perfida Albione sono riusciti a dipingere. Gusto eccelso per la rifinitura talvolta barocca, un umorismo grottesco affine ai Monty Python, un approccio vittoriano a quelle che sono le rovine del punk. Dukes Of Statosphere e quindi i Kinks di “Village Green Preservation Society”, Tv Personalities e Scrotum Poles. Un viaggio tra chitarre inconfondibilmente 80’s, jangle come non mai, batteria o drum machine che ricordano le 200 lire nei jukebox, synth e pianoforti che toccano il top of the pops in “Wivenhoe bell II”. Se “A holloway person” sembra opera dei Go-Betweens, “Hand of stone” è uno stralunato tributo a Bo Diddley.
Martin, una figura complessa che è riuscita a creare una crepa nell’immaginario musicale dell’epoca. Approcciarsi alle sue creazioni è anche addentrarsi nel ventre molle dei primi anni 80, in cui schegge impazzite, rigettate dall’industria musicale, intasavano le buche della posta di mezzo mondo. Francobolli rivestiti di colla Pritt, uno dei trick che andavano per la maggiore.
Lucidamente consapevole del suo status di outsider, Martin scrive una ballata per Syd Barret, incastonandola in un disco che si apre con un esperimento che fonde il primo hip hop, l’emergente danceteria della Hacienda e la brillantezza degli XTC. “Summer in a small town”, una cartolina dai sobborghi in cui si muovono il factory boy, la Marilyn on a train e, in fin dei conti, a fool like you.
sabato 15 maggio 2010
AIZ #2 - Fashion is danger!
Fashion is danger!
Roba seria e à la page!
Tracklist:
- LA MACINA
- GIL SCOTT-HERON
- LAFAYETTE AFRO ROCK BAND
- DYLAN ETTINGER & THE HEAT
- CUMBIA EN MOOG
- PONY BRAVO feat. Malcolm X
- EMILIO JOSE'
- CLEANERS FROM VENUS
- SYLVAIN CHAUVEAU feat. Lenin
- VIDEO SEX 84
- JUDY ONGG
- AUSGANG VERBOTEN
- RUTH
- STEPHAN EICHER
- PUERTO RICO FLOWERS
- TAMARYN
- COCTEAU TWINS
- GOOGOOSH feat. John Fitzgerald Kennedy
- ULTRAVOX
Scarica il mixone e gira la moda: http://www.mediafire.com/download.php?y0jzymqcqxk
Chambers - S/t - 12"
(Vom) Chambers, in cinque atti. La messa in scena del post-hardcore, di quello che è fiorito ed ha abbellito la fine dello scorso millennio. San Diego? In parte, ma c’è dell’altro. Ex Violent Breakfast, debuttano con un disco che ha il respiro lungo. Non provoca una subitanea apnea da Stendhal, perché è costruito con accuratezza, attenzione al dettaglio, chiarezza nella trama. Il senso complessivo è l’insieme, un montante senso di disagio che permane ascolto dopo ascolto. I ragazzi hanno coraggiosamente deciso di percorrere il dramma, l’azione, senza cadere nel facile abbaglio dell’esplosione catartica che talvolta, quando mal governata, porta con più facilità alla farsa piuttosto che al senso del tragico. L’incipit di “Black to the future” ha in sé la goccia di grandezza di questo lavoro, in quelle note di basso, che è basso davvero, spalla a spalla con chitarre che sottendono un’Idea. Cosa rara, questa. Perché, seppur il tutto possa essere perfettibile come qualsiasi altra opera d’ingegno, quello che colpisce è la comunità di intenti, la volontà e capacità di raffigurare un paesaggio in cui la voce conduce stentorea su di un sentiero pacato ma inquieto, arrocandosi nei passaggi più impervi. A planet is on fire. Questa vita è un gioco, e ce lo ricordano lasciandoci un piacevole amaro in bocca.
giovedì 6 maggio 2010
Fogna - S/t - CD e.p.
(Vom) Capita talvolta che questa cloaca maxima chiamata Italia nasconda tesori inaspettati. Come un sentiero remoto battuto da pochi, così l’e.p. dei Fogna svetta nel panorama odierno con la sua brutale carica ansiogena. Quando ormai disperavo di trovare un gruppo hardcore/d-beat nostrano che non fosse la parodia della parodia di una pagliacciata, attraverso la californiana Bat Shit mi sono imbattuto in questi due ragazzi siciliani. Mai sia che alle voci originali sia dato il giusto tributo in patria, ci vuole una etichetta americana a sbatterci sotto il naso i talenti e farci vergognare della nostra cecità.
Chitarra, voce, basso e drum machine, quest’ultima ingrediente salvifico che conferisce marzialità anni 80 al loro hardcore di scuola vecchissima. Il rantolo amplificato snocciola immagini evocanti caos, suicidio, follia. Rabbia come un ruggito, contro l’ipocrisia di Stato e Chiesa (con la c minuscola e Maiuscola). Screams from the gutter, anche se i “vampiri sociali” si tapperanno le orecchie. Il post punk crepuscolare dei ChristianDeath – la cui eco è ben udibile nell’intro e nell’outro - ha figliato con l’urgenza dei 5° Braccio, Stinky Rats ed Eu’s Arse. Seppure le coordinate siano differenti, grazie ad alcuni stacchi perentori e all’enfatico salmodiare, alla mente torna anche quel capolavoro che è il 12” ‘Crisi di valori/Nazioni” dei Disciplinatha.
L’e.p. è stato stampato in cd (300 copie) che potete/dovete ordinare inviando 1 euro ai contatti che troverete in fondo a questo articolo. La Bat Shit si sta preoccupando di pubblicare questo bel dischetto su di un formato più consono, ovvero un bel vinile 7”.
Ho chiesto a Pio – chitarra e drum machine – di farmi una breve cronistoria della band. Ecco a voi quello che ha da dirvi:
Il progetto nasce nel 2004-2005 da una mia idea di suonare punkhardcore marcio, con atmosfere un po’ oscure, un po’ noise. A Siracusa non c’è una scena punkhardcore, quindi è impossibile trovare gente; fortunatamente nel 2004-2005 mi sono trasferito a Palermo per l'università ed ho conosciuto Elio, anche lui lì per motivi di studio, e proveniente da Mazara del Vallo, città come Siracusa totalmente priva di scena; Elio, proprio come me, è un grande ascoltatore di musica d’ogni genere, ma con una predilezione per l'ambito metal, postpunk e hardcore.
Gli feci ascoltare i pezzi e, con molta lentezza li registrammo, a causa di impegni e rotture di cazzo varie, tanto che l'e.p. è uscito nel 2009, ma i pezzi risalgono a 4 anni prima. Eheheh!
La scelta di utilizzare la drum-machine è dovuta sia alla necessità di sbrigarci, sia perché ad un certo punto, ormai abituati a quel suono, ci venne a piacere. Le musiche le compongo tutte io, mentre dei testi se ne occupa il primo di noi che ha qualcosa da dire. Nell'e.p. “Merda come l'oro” ha un testo mio, mentre “Insonnia”,”Carcasse senza testa” e “Brucia tutto intorno” sono testi di Elio! Abbiamo registrato con un 4 piste a cassetta, e tutti i prossimi lavori saranno fatti così; abbiamo già molti altri brani pronti, almeno per altri due o tre e.p. In questi giorni stiamo iniziando a registrare il nuovo e.p. dal titolo "Lo specchio della morte". La batteria stavolta sarà vera, suonata da un mio amico siracusano che, nonostante non suoni punkhardcore, a d-beat non è messo niente male! Per quanto riguarda Onehundredirty records, è il nome che diamo e daremo alle produzioni nostre ma non solo: dischi autoprodotti, con sound marcio e registrazioni tendenti al lo-fi trikki trakki e bombe a mano. Prima o poi farò un sito per ‘sta etichetta!
Io ed Elio abbiamo anche un altro progetto insieme, chiamato Jealousy For The Dead, improntato sul death rock postpunk, dark etc. etc, sempre drum machine(stavolta voluta), chitarra e basso! Non abbiamo ancora un Myspace. Presto inizieremo un altro progetto parallelo… blackmetal lofi antitecnico, eheheh.
Altri nostri progetti:
Elio: Psycopath Witch (black/death metal - http://www.myspace.com/psycopathwitch) e Vermaio (grind, sperimentale, onemanbandproject)
Pio: Junekills (rock,postpunk,noise, onemanband); Snakesambassador (http://www.myspace.com/snakesambassador), in cui suono la batteria e quel che capita (rock acido, e quello che ci salta per la mente); un altro progetto onemanband deathrock postpunk che ancora non ha nome ma solo brani.
Contatti:
http://www.myspace.com/fognahc
giovedì 8 aprile 2010
AIZ #1 - Highlights!
Vomitory è morto, ucciso da AIZ o AIZAIZAIZ, se preferite. Puntata frizzante all'insegna della poderosità sonora.
Per insulti e proposte d'amore: vom (at) bam-magazine (punto) it
Ciàpa l'aiz: http://www.mediafire.com/?wncjmyimiym
Tracklist:
Omar Khorshid - Guitar El Chark (tra il '73 ed il '77)
Viva L'American Death Ray Music! - One hour (2010)
Balaclavas - Night worship (2010)
Nervous Systems - Sleeping arrangements (2010)
Nothing People - Avoiding needles (2010)
Witch Hats - Pleasure syndrome (2010)
Deaf Wish - Slow me down (2010)
Slices - Floodlight (2010)
Slavescene - Fuck off away from me (2010)
Dry Rot - No more feet (2009)
Vagina Boys - Traitor (2009)
St Dad - Green gods (2010)
Leather - The sportsman (2010)
Vile Bodies - Host becomes parasite (2010)
Veins - 04162007 (2010)
Sweet Tooth - Firestorm / Skate for fun (2010)
Raw Nerve - Gas can / Hemlock (2010)
Bloody Gears - Dead language (2010)
Daylight Robbery - Mystery (2010)
Screamers - Violent world (1977)
Dilermando Reis - Clair de lune (1956)
martedì 30 marzo 2010
DEAD MELLOTRON
Quello che state per leggere è un cattivo esempio. Da non seguire. Da evitare. Da tenere a mente.
Per motivi ancora oscuri mi ero dato come obiettivo di approcciare Josh, personaggio che tradotto in musica si fa chiamare Dead Mellotron. Il suo primo e.p. era rimasto per mesi in circolo nella mia corteccia uditiva primaria; in preda a deliri pissichedelici ero ostaggio di un incanto olografico in cui il nostro doveva necessariamente essere un affabile e talentuoso artista perso nella sua autistica costellazione di riverberi. Non poteva essere altrimenti. Al bando le malelingue. Il delay non può mentire. Ecco quindi come ho deciso di discutere con lui di questa sua creatura, incurante del fatto che l’ometto in questione si dicesse essere simpatico e scostante quanto il figlio adottivo di Mengele e Marc Dutroux (che, ora che ci penso, protrebbe effettivamente essere una sagoma mica da ridere). E ancor più incurante della pressocché totale assenza di curiosità – da parte mia - di conoscere vita, morte e miracoli di Dead Mellotron. Lo ammetto, avrei potuto farmi bastare la musica, ma l’ignoto mi intriga. Io sono partito mal disposto e con l’ispirazione sotto i piedi. Josh ci ha dato dentro con affabilità pari a zero, grammatica e costrutti che avrebbero messo in ginocchio anche gli agenti del KGB, latitanza ed altre cose che belle non sono. Ma in fondo, come ho già detto sopra, la colpa è mia, come quando ci si incaponisce nel voler uscire con la più bella del reame, sebbene con ella non si abbia nulla in comune. Il coraggio è ammettere l’errore e scaricarla sul più bello. Per questo motivo la qui presente intervista è monca, mozza, zoppa. Ho staccato la spina.
Scrivo queste righe dopo avere ascoltato incessantemente il suo nuovo album, omonimo. Qual beltade!
All’epoca la sorte di questo lavoro doveva essere ben altra. Un’etichetta avrebbe dovuto pubblicarlo, ma è notizia recente che l’accordo è sfumato. Prevedibilmente, mi viene da aggiungere. Josh, in un primo momento lo mise scaricabile direttamente dalla sua pagina di Myspace, come fece con il precedente e.p. Ora però ha cancellato il file, in preda a chissà quali manie perfezioniste o deliri antisociali.
Questa intervista, colma di contraddizioni, è per coloro che hanno avuto la fortuna di godere di entrambi i dischi immateriali di Dead Mellotron, ora come ora una delle più lussuriose realtà retro pop proveniente dagli USA, con lo sguardo fisso su sostanze psicotrope made in U.K.
Scusate. E scusa anche tu, Josh.
Sono passati diversi mesi dalla pubblicazione di “Ghost Light Constellation”. Ora so che stai lavorando al suo successore, ma intanto ti chiedo come hai vissuto il responso da parte di critica e pubblico. Mi risulta che tu sia rimasto infastidito da alcune considerazioni pubblicate in rete.
Molti hanno ipotizzato che quella non fosse altro che una merdosa raccolta di canzoni, assemblata da un tizio qualunque nella sua camera da letto e regalata in maniera patetica a chiunque la desiderasse. Bè, quelle persone avevano ragione. Non credo che l’essenza del disco sia stata colta da tutti. Non è affatto un’opera umile; è autoreferenziale, completamente intrisa della mia personalità.
Tenendo conto di ciò, avevi pensato che molte persone ne sarebbero rimaste così fortemente affascinate?
Sinceramente no, non mi aspettavo affatto che qualcuno avrebbe potuto prestare così tanta attenzione a questo e.p. Okay, è bello che sia stato accolto così bene, ma ormai è notizia vecchia.
Prima di parlare del tuo recente passato, potresti dirci qualcosa riguardo il prossimo album?
A questo giro desideravo pubblicare qualcosa di veramente meritevole, e sarebbe dovuto uscire proprio oggi… ma ancora non è pronto. Continuo a modificare gli arrangiamenti, perché sono l’aspetto che più mi interessa. Alcune canzoni sono molto poppettose ed è molto difficile lavorarci senza far sembrare il tutto eccessivamente premeditato e calligrafico. Come se non bastasse, la cesellatura delle canzoni più pop rischia di far passare il messaggio che il resto dell’album sia meno curato. Ogni elemento dell’album, invece, ha un suo senso, un suo perché. L’insieme contribuisce a suscitare determinate emozioni. Allegria, nostalgia, pietà o quel che vuoi tu. Dovrebbe sempre essere così, anche se raramente capita.
Quante etichette si sono dimostrate interessate alla pubblicazione del tuo nuovo lavoro? Ho letto che Fla Records editerà “Ghost Light Constellation” in vinile e SVC si occuperà dell’album. Dico bene?
Già ai tempi della pubblicazione on-line del primo e.p. mi contattarono un sacco di labels. Avrei dovuto lavorare con la SVC per un po’ di uscite, ma alla fine non se ne è fatto nulla. E’ probabile che rimanga con la FLA per tutte le mie future pubblicazioni su supporto fisico! James è dannatamente pieno di passione per tutto ciò pubblica, ed è bello lavorare con gente del genere. (In verità, ad oggi, l’e.p. non è stato ristampato, anzi, è addirittura scomparso il nome Dead Mellotron tra le future uscite FLA; inoltre la stessa SVC ha annunciato con rammarico che non pubblicherà questo suo ultimo disco. N.d.r.)
Dici che la tua maggiore influenza è l’apatia, termine il cui etimo stona decisamente con le tue accorate registrazioni. Come è nato questo tuo amore?
Mi sono sempre gettato a capofitto dentro a qualsiasi cosa mi appassionasse. Non amo essere spettatore. Tutta la roba Dead Mellotron fin dall’inizio è nata in maniera realmente casuale e senza grandi intenti concettuali. Non mi sono sforzato fino allo stremo per curare il songwriting o la produzione. Credo che al tempo nient’altro sarebbe potuto essere più onesto ed verace. Mi chiedi da cosa tutto ciò sia nato? Soprattutto da una manciata di merdosi riff di chitarra, buttati lì alla maniera dell’usa-e-getta.
Di solito mi intriga sapere se in qualche modo la provenienza geografica di un determinato artista abbia in qualche modo a che fare con la direzione verso cui tende. Quanto c’è della città in cui sei cresciuto nelle tue canzoni?
Il luogo in cui vivo non riesce ad evocarmi il benché minimo desiderio di fare qualcosa. E’ una città di merda, decisamente brutta, culturalmente scialba. Quindi direi che Dallas non ha nulla a che fare con il progetto Dead Mellotron.
Quanto del tuo tempo libero è dedicato alla musica? Il fatto di essere cervello e muscoli dietro al progetto Dead Mellotron non rende complicata la gestione di ogni singolo aspetto?
La cosa che preferisco del registrare da solo è che ho il controllo totale su qualsiasi cosa. Non mi piace avere a che fare con le idee mediocri di qualcun altro. Mi toglierebbe del tutto il divertimento,
dovere valutare il contributo di ogni membro del gruppo, cercando di mantenere sempre un certo livello qualitativo. Non amo i compromessi. So esattamente cosa voglio, quindi le mie intuizioni sono le uniche a contare. Registrazione e arrangiamenti di ogni singolo brano sono tutti opera mia. Nessun altro è coinvolto. O meglio, qualcuno c’è, ma il suo apporto è sempre indiretto.
Va bene. Basta così. Ascoltate la musica e più non dimandate.
http://www.myspace.com/deeeadmellotron
giovedì 14 gennaio 2010
JAY REATARD (1980 - 2010)
Le agiografie le lascio ai martiri ma lo sconcerto spinge a rendere grazie ad un post-teenage hate che prende il volo.
Chiunque lo abbia seguito sin dagli inizi sa quanto sia stato fondamentale nello smantellare alcuni taboo in una scena conservatrice, reintroducendo influenze e sonorità che si distanziavano dal 1-2-3-4 di certo garage e punk. C'è chi pensò: "Finalmente!"
Inquieto, instabile, si è costantemente rimesso in gioco, assecondando i propri umori, sempre in maniera egregia ed incurante delle nicchie che ne rivendicavano l'esclusiva.
A prescindere dai gusti personali e dai giudizi sulla persona, Jay è stato uno pochi, rari artisti di cui attendessi i futuri sviluppi, arrivando ad augurare che la sua ciclotimia un giorno potesse traghettarlo, rilassato, in un nuovo corpo acustico.
E' scomparsa una delle figure chiave del punk rock e pop degli ultimi 10 anni e più.