(Vom) Buzz Aldrin svela un sentiero che ci conduce fluttuanti attorno all’orbita lunare, e intanto conigli giganti fissano il sole. Sono rimandi galattici a reggere le sorti di un piccolo tesoro. Si vaga come palombari, con piedi ben saldi a terra, piantati con forza dal tribalismo delle percussioni, ma con la testa oltre le nuvole, come a spiare Lux Interior che sfreccia nella Star City. Boom boom boom. E nella Star City le particelle suicide di synths crepitano e si sparpagliano benigne.
Ci credereste mai che questo psicotropo esperimento sonoro non ha base in chissà quale esotico paese? Già, gentiluomini e gentildonne. Buzz Aldrin è un trio bolognese che, in 3 mesi scarsi di vita, ha partorito un demo che oscura uscite ufficiali di bands molto più in vista. In sole cinque tracce mostrano con grande lucidità come sia possibile conciliare influenze ed epoche temporalmente distanti. Il synth punk si sposa con il noise ossessivo che vede nei redivivi Chrome Cranks una delle punte di diamante più vicine ai giorni nostri. Buzz Aldrin non è un progetto passatista o nostalgicamente vintage, in quanto la materia trattata è profondamente rivitalizzata con prepotenti dosi di personalità. Oltre all’impatto tossicamente marziano dei synths, delle percussioni e di una batteria che dal vivo spazza via, l’armamentario di Buzz consiste in un basso ed una chitarra che passano dalla ferocia di scuola Amphetamine Reptile alla beffarda inquietudine di Angelo Badalamenti.
A rendere ancora più indispensabile questo viaggio è l’omaggio vocale a Sky saxon in “Cooking Dog Eggs”, voluto o meno che sia. Sia live che su CD, indispensabili.Contatti:
http://www.myspace.com/angelocasarrubia