Questo giovanissimo quartetto di Ossola, vicino a Milano, riprende in mano quella materia selvatica e ce la sbatte sul piatto ancora bollente. Il lato A è un turbinio di esaltazione danzereccia, che farà la gioia di chi ancora si emoziona con il party sound a la Fleshtones. I Piatcions infatti, nella prima metà di questo singolo, partono in quinta con “Mary, Mary”, un up-tempo gioioso, in perfetto stile Unclaimed: organo in evidenza, sezione ritmica sinuosa e un ottimo cantato fedele ai canoni del genere. Il riempipista è la seguente “Fireworks generation”, spudorata come la “Riot on Sunset Strip” di standelliana memoria. Il lato B invece è molto più incline a divagazioni drogate, tipiche della scena texana degli anni 60. Che sia un blues (magoos) è il titolo stesso a svelarcelo, ma è l’incedere indolente e l’atmosfera dilatata che spezza a metà la canzone a renderlo forse il brano più interessante del 7”. Con questo piccolo disco i Thee Piatcions hanno saggiamente sfoderato un armamentario vario e poderoso. Non resta che attendere le future uscite.
Nota di merito per i suoni impeccabili, merito degli inossidabili Mojomatt e Nene dell'Outside Inside Studio.
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